Cartucce di inchiostro: cosa sono, come si usano

L’inchiostro è la materia prima di base per la stampa, in quanto in sua assenza i fogli sono destinati a rimanere invariabilmente bianchi. Una stampante senza colorante ma con la carta inserita nel cassetto apposito è come una macchinetta del caffè senza la profumata polvere rinvigorente, ma dotata di tazzina per sorbirlo.

Piccola guida alle caratteristiche dei diversi inchiostri

Gli inchiostri inkjet si compongono di un pigmento e di un mezzo che trasporta il colore sul supporto cartaceo attraverso minuscole goccioline. La proporzione è in genere 10-90 ovvero il colorante, sia esso tinta o pigmento, rappresenta il 10% circa del peso complessivo dell’inchiostro; la tinta nasce da coloranti dissolti nel veicolo, mentre gli inchiostri a pigmenti contengono particelle di colore che non si sciolgono ma creano la dispersione, una sorta di equilibrio delle particelle in sospensione, che è però soggetto ad obsolescenza e richiede che le cartucce di inchiostro abbiano una scadenza. La funzione del veicolo è quella di impostare la formazione delle gocce di colore, di stabilizzare le proprietà del colore e di garantire la perfetta interazione con gli altri componenti di stampa, accuratamente selezionati dopo aver verificato la compatibilità chimica e l’affidabilità.

Gli inchiostri possono essere a base solvente, se il principale componente del veicolo è appunto un solvente, o a base d’acqua. Se questi ultimi richiedono supporti di stampa che assorbano il colorante mentre il pigmento si fissa sulla superficie, pur contenendo in minima parte solventi che mantengono in equilibrio costante la dispersione delle particelle, negli inchiostri a base solvente non è richiesta la presenza di supporti assorbenti, con conseguente risparmio sul costo di produzione. Ma le cartucce di inchiostro a base solvente richiedono un attento smaltimento ed il rispetto di qualche accorgimento per chi le utilizza. Il meccanismo degli inchiostri a base solvente, per fissare indelebilmente il colorante al supporto, sfrutta l’evaporazione del solvente stesso, il quale può appartenere alle seguenti categorie: pesante, medio, leggero, eco, ad asciugamento mediante UV.

La tipologia di solvente influenza in maniera determinante la durata della stampa ed il suo impatto ambientale, non solo in termini di smaltimento delle cartucce, ma anche di potenziale esposizione dei soggetti che stampano ad eventuale dispersione nell’aria di agenti chimici.

Un piccolo focus sui solventi, per riassumere

Gli inchiostri a base solvente, sfruttando il meccanismo di dissoluzione della superficie del supporto, formano uno strato di coloranti resistenti all’acqua, all’incedere del tempo, all’esposizione alla luce, ai danni che potrebbero verificarsi durante la pulizia.
Gli inchiostri eco-solventi aderiscono meno ad alcune tipologie di supporto, rendendo l’immagine soggetta ad abrasioni e a macchie durante la pulizia.

Gli inchiostri UV formano uno strato spesso di coloranti su qualsiasi supporto, ma possono scontare problematiche connesse all’adesione del colorante al supporto, e sono sconsigliati nel caso di supporti flessibili, da applicare a superfici che non siano rigide e piane.
A diverse esigenze corrispondono differenti scelte, ricordando sempre la fondamentale norma di documentarsi sui rischi connessi alla vicinanza all’area di stampa, e sui riflessi legati ad ambiente e sicurezza con riferimento allo smaltimento.