Il funzionamento del modulo xerografico

Un modulo xerografico rappresenta il cuore del funzionamento di un’odierna fotocopiatrice, che alle origini sostituì la vecchia tecnica basata sulla carta carbone o il ciclostile. La xerografia è la tecnica funzionale sottesa a tutte le fotocopiatrici e alle stampanti laser.

Come funziona la xerografia?

Il modulo xerografico è composto principalmente da un tubolare cilindrico di alluminio ricoperto in selenio, chiamato tamburo fotorecettore; esso ruota contemporaneamente con l’avanzare e alla stessa velocità della progressione della scansione. Nella fase di caricamento nel cilindro viene indotta una carica elettrica di persistente durata, dal momento che il selenio in mancanza di luce perde le proprietà di conduzione; nel frattempo l’immagine viene letta dallo scanner e proiettata al CCD che la rinvia come segnale digitale alla scheda del laser o al computer di provenienza nel caso si trattasse di una stampante.

Nella fase di esposizione, il laser proietta il raggio in direzione dei motori poligonali (talvolta ce n’è solo uno, altre volte due), che attraverso l’utilizzo di diverse lenti riflettono sul tamburo, scrivendovi l’immagine. Non appena quella zona del tamburo si trova esposta alla luce del raggio laser, diventa conduttrice azzerando la carica elettrica; in questo modo si forma un’immagine latente in forma di potenziale elettrico. Proseguendo nel movimento rotatorio, il tamburo giunge davanti al distributore di inchiostro, che consiste in un rullo con una carica elettrica opposta a quella del cilindro, dove fanno presa le particelle del toner; queste verranno attratte solo dalle zone la cui carica era stata resa nulla dal fascio di luce, trasformando l’immagine da latente a visibile, nella fase chiamata di sviluppo.

Nella fase successiva, di trasferimento, un foglio di carta passa tra un filo elettrico con una carica elettrica potenzialmente maggiore a quella del tamburo e il tamburo stesso, dove un elettrodo dai margini seghettati favorisce il trasferimento del toner. Dunque, il fusore di stampa imprime definitivamente l’inchiostro al foglio, tramite due rulli riscaldati che esercitano una certa pressione; inoltre, il fusore presenta un tessuto che pulisce e lubrifica i rulli. Infine, il tamburo conclude il suo percorso presso la lama di pulizia, che si occupa di eliminare le tracce residue di inchiostro, preparandola per una nuova stampa.

Le origini della xerografia

Questa tecnica di fotocopiatura fu ideata nel lontano 1938 dal fisico americano Chester Carlson; il nome del brevetto, di proprietà della Haloid Company, ha origini dalla parola greca xèros, che significa “secco”, per distinguerla dalle precedenti tecniche eseguite in soluzioni acquose. In seguito, la compagnia divenne Xeron Corporation, che ancora adesso opera con grande successo nel campo della xerografia. Purtroppo, la tecnica mostra anche i suoi lati negativi, avendo definitivamente messo in crisi l’esistenza del diritto di autore, rendendo ogni documento facilmente replicabile. Tuttavia, quest’invenzione fruttò una vera fortuna al suo ideatore, poiché rivoluzionò radicalmente le tecniche di copiatura fino ad allora in vigore.